M\M (me medesimo)

Sabato 20 Novembre 2010 ore 21.00

di e con Alessandro Benvenuti


“Me Medesimo” è un monologo che sembra cucito addosso alla straordinaria maschera tragicomica di Alessandro Benvenuti. Sul palco spoglio, una scatola nera e un uomo davanti a un leggio. E’ Cencio, il protagonista che pensa ad alta voce, ricorda, racconta, fa sorridere, ridere, emoziona.

E’ un uomo in crisi, forse artistica, forse lavorativa, forse familiare; forse e’ tutta la sua vita ad essere messa in discussione, forse questo è solo un modo per sopportare l’evidente fallimento. Nella sua mente confusa si accavallano i film della sua vita e delle misere vite di altri Cenci, come fossero pellicole dirette da grandi registi del cinema americano. E pensare che lui non ama il cinema. Cencio non si affeziona piu’ a nulla, neanche all’alcool, suo vecchio compagno di viaggio che gli ha devastato il corpo e forse anche un po’ la mente. E’ rimasto forse solo, non si sa dove, a rimuginare e a raccontare la sua storia confondendola con altre storie.
Unica consolazione un’amicizia femminile, forse vera, forse inventata: La Betty.

Elisabetta Cosci

“Me medesimo ovvero come coniugare dolore, poesia e comicità. Una scrittura a scomparti che procede per scarti a raccontare i pensieri in quell’ ordine disordinato che è tipico dei sogni ad occhi aperti. È nato in treno questo testo. Ed è mutevole poiché ispirato da ciò che un treno in corsa racconta attraverso il fuggi fuggi di immagini proposte al viaggiatore da un finestrino. Andavo da Roma a Lamezia Terme. Scendevo in Calabria per fare una serata di teatro un po’ senza senso. 14 ore di viaggio fra andata e ritorno per fare un borderò teatrale. Andare a Catanzaro a rimetterci dei soldi. A volte gli attori queste cose le fanno. Per poter dire “Ho lavoro”. Per avere un giorno in più in nero sul proprio calendario. Una cosa fra la pena e lo struggimento. Una cosa tenera. Un destino di rabbia. Come utilizzare allora quelle lunghe ore di viaggio? Così presi la penna. Non c’era necessità che scrivessi una cosa nuova. Ma pian piano sul mio quadernino nacque questo racconto sul dolore. Sulla paura di non riuscire a dare una sicurezza economica alla propria famiglia. I tagli alla cultura da parte del governo. La prostituzione sempre più evidente del popolo del teatro in cerca di un pubblico qualsiasi e spesso a tutti i costi. E l’anima che guarda il disfarsi dei sogni. La dura realtà del mercato. La voglia di urlare al mondo un’urgenza sentita come la tua verità. Il desiderio di continuare a credere che i progetti, la qualità, siano ancora vie possibili. Per me necessarie. Così è nato Me Medesimo. Ciò che credo leggendolo è che ci sono riuscito. Riuscito ad andare oltre. Oltre i Gori, oltre L’Atletico Ghiacciaia. Oltre a tutto quello che ho scritto fino ad ora. È la drammaturgia che sto cercando da tempo e che forse piano piano sta nascendo. Ci credo per davvero. Lo sento nell’eccitazione delle vene, nel formicolio dei neuroni. Mi sto esponendo, lo so e la cosa è poco teatrale. Vero, ma qualche volta è divertente scommettere. Questa non è una scheda. Non poteva esserlo. Perché Me Medesimo non è uno spettacolo ma un pezzo di vita da vivere in palcoscenico”.

Alessandro Benvenuti

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