La Storia dell’arco

Il tiro con l’arco per non vedenti

L’idea nasce nel 1992 su proposta di Leonardo Terrosi, all’epoca allenatore della squadra giovanile della Regione Toscana che si mise in contatto con Cecilia Trinci, istruttore Fitarco e, per motivi professionali esperta delle problematiche dei non vedenti. Insieme organizzarono un primo anno di lavoro che portò esperienze nuove e impreviste. Si creò una stretta collaborazione tra i ragazzi arcieri della squadra regionale e un gruppo di non vedenti della stessa età disposti non solo a provare a tirare con l’arco, ma anche a scambiare competenze personali. I vedenti, istruttori compresi, capirono che la realtà conosciuta senza ricorrere soltanto alla supremazia della vista ha valenze più profonde e apre la mente a dinamiche sconosciute. I non vedenti scoprirono di avere dentro di sé possibilità mai esplorate, competenze specifiche da donare a chi vede e impararono a tirare con l’arco senza poter mirare.

Un concetto fondamentale, infatti, su cui si basava l’esperienza era la convinzione per cui non è la mira l’elemento principale su cui un buon arciere deve fare affidamento, ma piuttosto la corretta posizione, la sequenza di tiro, l’allineamento dei segmenti scheletrici, una buona coordinazione e un’armonia generale nel movimento.

L’esperienza durò per un inverno, poi impegni diversi dall’una e dall’altra parte fecero smarrire il gruppo. Ma un ragazzo non vedente, Alessandro Tanini rimase con la sua insegnante Cecilia, che, rimasta da sola cercò di trovare nuovi obiettivi, nuovi seguaci e nuove idee perché il progetto non si perdesse del tutto. Fu così che arrivò Elena, una ragazza dolce eppure tenace, a vederla fragile ma con un tale entusiasmo che dette nuova vita al piccolo gruppo. Poi si unì subito dopo Stefano, la vista persa in modo drammatico, un grande amico. E poi Massimo e Vincenzo. E contemporaneamente si unì anche un altro istruttore Nedo Vannucci, ottimo catalizzatore di atmosfere, oltre che tecnico di grande valore. Ormai il gruppo aveva preso una sua specifica identità ed iniziarono i primi successi anche all’esterno: manifestazioni a Rovigo, a Ferrara, la partecipazione straordinaria a i Campionati Italiani FISD di Foligno, una prima gara sperimentale ad Asti.

Inizia anche la dura battaglia per il riconoscimento ufficiale da parte della Federazione Sport Disabili che arriverà, in forma “sperimentale” nel 1999 e poi ufficialmente nel 2001, in occasione del 14° Campionato Italiano a Cavareno (Trento) che per i non vedenti è stato il primo della loro storia sportiva. Il regolamento prevede per i non vedenti le stesse distanze dei vedenti (18 metri per le gare indoor) inoltre il tipo di tiro è quello dell’arco nudo.

Infatti la tecnica di tiro si basa non sull’uso di ausili (meccanici o elettronici) ma sulla valorizzazione della persona e della tecnica. In altre parole il non vedente non ha bisogno di oggetti esterni a sé, ma deve curare l’allineamento rispetto al bersaglio (unica richiesta particolare un solo tiratore per bersaglio ad ogni volée) e avere un’attenta concentrazione al controllo interiore del gesto.

Il gruppo, nato sul campo di tiro di Ugnano, nella Società “Ugo di Toscana”, ha proseguito il suo cammino sportivo all’interno del Gruppo Firenze Libertas, sostenuto dalla Società Arcieri del Giglio e infine, nel 1999 è entrato a far parte dell’Associazione Archètipo che gli ha permesso di crescere notevolmente, sia come numero che come sostegno tecnico e strumentale. Oggi è un gruppo numeroso quello degli arcieri non vedenti, alcuni anche pluriminorati che hanno bisogno di supporti tecnici speciali per poter tirare con l’arco, dal momento che hanno menomazioni aggiuntive di carattere motorio.