Apocalisse a Boboli

Lucifero

APOCALISSE
Visioni dal Libro di Giovanni

Regia Riccardo Massai
Costumi Silvia Avigo
Musiche a cura di Paolo Biribò
Sound designer Andreas Froeba

Apocalisse è l’ultimo libro de La Bibbia: libro della Parola di Dio. Apocalisse significa “rivelazione”, è dunque spazio di contrasto, di bellezza e crudeltà, caos della terra e ordine del cielo. Apocalisse è un ossimoro, una solitudine piena di gente, una tensione eterna.
Essa contiene in sé il tema del giudizio: è qui e ora, dentro ogni uomo credente o no: infatti il giudizio è la vita che stiamo vivendo, si può sperare nella misericordiosa giustificazione di Dio oppure avere in noi stessi la propria ricompensa o pena. Quindi diventa preghiera collettiva per attori contemplanti e per un pubblico come assemblea/umanità che ascolta; una grande sacra rappresentazione dove sacro e profano si mescolano, dove si vede la parola e si ascolta la visione. Contemplante è colui che contempla e profetizza la rivelazione, cioè Giovanni, la cui figura viene qui divisa per sei attori in sei stazioni.
Questo rito contemporaneo rivela un cammino di salvazione: infatti anche se tutti dobbiamo morire, Apocalisse dice a ciascuno di noi: “io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma il suo nome riconoscerò davanti a mio Padre e davanti ai suoi angeli!”
Quindi chi di noi non ha vissuto?

Apocalisse è anche un libro storico e politico: l’anno di scrittura si presume sia nel decennio del 90 d.C., nel pieno della dominazione romana; si prospetta una fine di questo dominio con il trionfo del regno cristiano.
Il testo è integrale ed è stato da me curato per la scena mettendo a confronto varie traduzioni, dalla canonica CEI a quella curata da Enzo Bianchi, all’interconfessionale, a quelle di altri traduttori.
L’evento performativo è pensato per offrire una vera e propria immersione nelle visioni di Giovanni, scandite in unità narrative chiamate settenari; ma lo spettatore è invitato a immergersi in ciò che vede e ascolta, senza voler necessariamente comprendere ogni passaggio se non attraverso la propria sensibilità: non esiste in alcune parti un’interpretazione oggettiva.

le sette chiese
PRIMA STAZIONE

Visione (svelamento/rivelazione)
La Maestà di Dio manda epistole alle sette chiese in terra.
Lettura del I settenario (Apocalisse 1 – 3)

Giovanni, sull’isola di Patmos nel giorno del Signore, afferrato dallo Spirito, scrive le sette epistole per mandarle attraverso i sette angeli alle sette chiese del medio oriente: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea.
Ciascuna lettera risponde alle seguenti sezioni: chi detta la lettera si presenta come il Signore; riconosce i meriti e i demeriti delle proprie chiese e le rimprovera per essersi allontanate dal proprio insegnamento; promette la vittoria per chi adempirà al proprio compito.
L’umanità tutta in ascolto è quella di allora, come la presente.

la corte celeste e i sette sigilli
SECONDA STAZIONE

Preliminari del “Grande Giorno” di Dio
Dio affida all’Agnello i destini del mondo. L’Agnello spezza i sette sigilli. Lettura del II settenario (Apocalisse 4 – 8.6)

Il contemplante descrive l’imponente visione di Colui che siede in trono e dell’Agnello, attorniati dalla Corte celeste che fa da sfondo all’apertura dei sette sigilli che chiudono un rotolo: l’Agnello, “il Leone della tribù di Giuda”, è l’unico che può dissigillarli.
I primi quattro sigilli corrispondono all’ingresso dei quattro cavalieri; segue l’apertura dei successivi con l’ingresso delle moltitudini, prima dei martiri e poi degli “inescusabili”. La Stazione termina, prima con la costituzione del popolo del Dio vivente, i centoquarantaquattromila, e infine con l’apertura del settimo sigillo e l’ingresso dei sette angeli pronti a suonare le sette trombe. Dio ascolta in silenzio il salire delle preghiere al cielo.

le sette trombe
TERZA STAZIONE

Il grande giorno dell’Ira
Il momento in cui si evidenzia il dramma della creazione e il turbamento delle potenze per l’Incarnazione.
Lettura del III settenario (Apocalisse 8.7 – 11)

I sette angeli suonano ciascuno una tromba, in risposta al grido del settenario precedente: “Fino a quando, Signore?”. Nelle invasioni delle potenze diaboliche si possono qui leggere il passaggio delle legioni romane, e attraverso i secoli in una visione moderna, l’arrivo dei musulmani, di nuove religioni, ma anche il dilagare delle pandemie. L’ascolto delle sette trombe annuncia sì il Giudizio ma, più che preparare catastrofi, predispone all’ascolto della Parola di Dio. L’arrivo dell’angelo possente con il piccolo libro aperto che Giovanni deve mangiare (come Ezechiele), ed ancor più la persecuzione e resurrezione dei due testimoni, sono promesse di salvezza. La settima tromba che conclude questa stazione inaugura il settenario successivo, lasciando allo spettatore, come sempre, un senso di nuovo inizio e di sospensione.

il messaggio dell’evangelo e i sette segni
QUARTA STAZIONE

Incarnazione
Lettura del IV settenario (Apocalisse 12 – 15)

Appaiono nel cielo i sette Segni: una donna (la Gerusalemme personificata), la figlia di Sion che deve dare alla luce un maschio; un drago rosso, il serpente antico, che insidia la donna; il figlio maschio partorito dalla donna, in cui è racchiusa tutta la storia; l’angelo Michele che combatte contro il drago; la prima bestia, il potere totalitario; la seconda bestia che riveste le sembianze stesse dell’Agnello; l’immagine della bestia, la propaganda del regime, intesa anche come superstizione.
A coloro che sono marchiati col segno della bestia, Giovanni oppone il cantico nuovo, il canto della redenzione: la visione del raduno dei centoquarantaquattromila. La stazione si chiude con l’arrivo dei sette angeli e l’annuncio e la preparazione del giudizio.

le sette coppe e le ultime visioni
QUINTA STAZIONE

Creazione e Creatore
Le sette coppe della distruzione finale, la caduta di Babilonia, il giudizio universale, la morte del male.
Lettura del V settenario e prima parte del VI (Apocalisse 16 – 20)

Siamo alla fine dei tempi e al giudizio.
Le sette coppe, cioè i sette ultimi flagelli, sono di ammonizione agli uomini e portano a compimento la storia della salvezza. La caduta di Babilonia che sottende quella di Roma, diventa nella storia passata e futura simbolo universale della caduta di ogni potere dominante.
Concludono la stazione la visione del cavaliere con la spada, che è simbolo della Parola di Dio, e per contrasto, la fine di Satana, simbolo della morte.
E’ importante sottolineare, come afferma Enzo Bianchi: Per gli uomini ci sono tutt’al più ulcere, sofferenze e prove, cioè avvertimenti, richieste di conversione, ma non l’annientamento, la condanna definitiva. Solo l’annientamento della bestia, dell’antimessia, del dragone e della morte.

la gerusalemme celeste
SESTA STAZIONE

La Gerusalemme celeste
Lettura della conclusione del VI settenario (Apocalisse 21 – 22.21)

Il cielo e la terra non ci sono più.
L’ingresso del popolo di Dio e della Gerusalemme celeste
concludono l’opera.
Si chiude l’ultimo dei sette macarismi (beatitudini) che costellano l’intera Apocalisse (e che ne costituiscono un ulteriore settenario):
sono tutti collegati a promesse di vittoria.

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aprile, 2024