L'impollinatore

10dic21:00L'impollinatoreProsa

Dettagli Evento

L’IMPOLLINATORE
di e con Giovanni Guidelli
e con Francesco Grifoni

“L’impollinatore” è una pièce agita, ritmica, cadenzata, armonica, o meglio volutamente disarmonica, considerato il dualismo offerto allo sguardo dello spettatore; nonostante la fissità situazionale e scenografica (la scena è infatti composta da una panchina, un’insegna al neon e qualche cassa d’acqua), figlia di un contemporaneo senza tempo, l’opera sviluppa piacevolmente e con fluidità tutte le regole del giallo, complice anche l’antica formazione cinematografica di Guidelli.
Spoiler alert: ogni elemento, finanche il più minimo, trova un senso nella scrittura drammatica e, qualora venga mostrato, deve poi essere necessariamente sfruttato entro la calata del sipario. Un sipario che, a ben guardare, non esiste affatto: l’allestimento infatti è “a scena aperta”. Il pubblico prende posto già preconizzando una condizione di godotiana attesa, come sembra di poter dedurre dal cartello sbilenco che annuncia la natura closed non solo del distributore (o negozietto) di bevande fresche, ma anche delle speranze su un futuro migliore.
Come recitano le note di regia, un uomo in abito da ufficio e valigetta arriva in prossimità di una panchina di un parco. L’uomo, accaldato, si siede, indeciso sul da farsi. Nello stesso momento sopraggiunge un altro figuro in abiti da lavoro (la contrapposizione è chiaramente anche estetica): deve consegnare delle confezioni di acqua. Approfittando della chiusura del chiosco a cui la consegna è destinata, il fattorino si intrattiene per qualche istante, offrendo al distinto e rampante compagno di scena una bottiglietta d’acqua. Quest’ultimo dapprima rifiuta, ma poi, visto il caldo torrido, accetta: d’altronde era venuto al parco proprio per comprare qualcosa da bere. Il fattorino comincia così a parlare del tempo, del caldo, delle stagioni che cambiano. E degli insetti. “Il signore distinto lo asseconda: forse il fattorino è solo un personaggio eccentrico, e ha bisogno di essere ascoltato. Ma ben presto la conversazione diventa un interrogatorio”.
Attraverso questo agone verbale i due attori, con grande presa drammatica e profonda sensibilità, riescono a restituire – senza alcun semplicismo – uno sguardo crudele sulla realtà, sulla nostra Terra ormai non soltanto più minacciata, ma definitivamente al collasso. Le api, esseri fondamentali per tutelare la biodiversità, diventano metafora di uno sfacelo più generalizzato, che riguarda innanzitutto il mondo che ci ospita, divenuto girone inospitale, e in seconda battuta la nostra morale. Ben lungi dal voler affrescare una situazione proppiana, Guidelli – qui anche nelle vesti di drammaturgo e regista – sceglie di complicare i piani etici, rendendo ciò che appare giusto esteriormente greve e moralmente esecrabile. Personaggi à la Tersite, insomma, per tornare alle suggestioni classicheggiante da cui si è partiti.
Per provare a esplorare più in profondità l’opera abbiamo scelto di parlarne direttamente con Giovanni Guidelli. Prima, però, una doverosa premessa: l’acustica dello spazio destinato alla rappresentazione (l’Imbarchino del Parco del Valentino) non è ottimale, il che ci induce almeno per un istante a riflettere – al di là delle ovvie contingenze e necessità pratiche – sulla validità degli sconfinamenti extrateatrali, oggi pressoché imposti dall’emergenza sanitaria. Dovremmo forse confrontarci più onestamente – istituzioni, studiosi, operatori e artisti – sul senso del site specific, affinché non generi deleterie forme di epigonismo, come quel “trenino autogggeno” parodiato da Leo de Berardinis nel suo celebre “Totò, principe di Danimarca” per denunciare le deviazioni prodotte da scorrette letture di Grotowski.
Mi farebbe piacere – dichiara lo stesso Guidelli – tornare a considerare uno spazio non convenzionale proprio il teatro”.

Quando

(Venerdì) 21:00

Location

Teatro Antella

Via Montisoni, 10 Bagno a Ripoli

Prezzi

Intero € 14 – Riduzione € 12

Acquista Biglietto Teatro

Acquista Biglietto